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    Elezioni europee: il piano strategico dell'Italia

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Quest’articolo fa parte di una serie di approfondimenti dedicati alle prossime Elezioni europee dal punto di vista dei professionisti di SEC Newgate Group.
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Lo sarà sempreCon queste parole, il 23 giugno 2005, l’ex primo Ministro Tony Blair, nel discorso al Parlamento Europeo che inaugurava il semestre di presidenza UK, presentava il suo mandato richiamando l’Aula parlamentare ad una condivisione del principio fondante dell’Unione Europea quale un’unione di valori, di solidarietà tra nazioni e persone, non solo di un mercato comune in cui commerciare, ma di uno spazio politico comune in cui vivere come cittadini.

Un It always be apparentemente indiscutibile, pronunciato in una Unione Europea in fase espansiva – nonostante le minacce terroristiche – e che di lì a poco avrebbe raggiunto 27 Stati e che non pensava, almeno allora, agli avvenimenti che si sarebbero abbattuti – violenti – su di essa nei decenni successivi.  Dalla Troika alla Brexit, passando per crisi finanziarie e pandemia, fino ai conflitti ai confini dell’Unione ci restituiscono oggi invece una Europa attraversata e graffiata da cambiamenti che ne mettono in profonda discussione il ruolo che sarà chiamata ad avere nei prossimi anni.

L’Italia, alle elezioni del prossimo giugno per il rinnovo del Parlamento Europeo, si trova a giocare in una posizione determinante sia per quanto riguarda la formazione della prossima Commissione Europea che per gli equilibri interni all’attuale Governo nazionale.

Il contesto politico italiano

Se la leadership di Governo è forte e mantiene i livelli post-elettorali di settembre 2022, la situazione economica nazionale presenta invece numerose incognite. Le prospettive di crescita economica per il 2024 sono più basse delle aspettative, grava sull’Italia il rallentamento generale dell’economia e in particolare di quella tedesca. I tassi di interesse ancora alti gravano su un debito pubblico sempre meno sostenibile e che limita la spesa interna e quella sociale, con impatti su tutti i settori di welfare primario (sanità, scuola, servizi). L’alta spesa pensionistica si scontra con una crescita demografica negativa, in linea con le tendenze europee.

Previsioni e risultati della coalizione di governo 

In questo quadro, Giorgia Meloni, prima Presidente del Consiglio donna e leader di Fratelli d’Italia, guarda alla competizione europea con la necessità di trovare definitiva legittimazione internazionale al suo ruolo, ponendosi come punto di riferimento dei partiti conservatori di destra, sempre più forti in Europa e accomunati da una agenda che mette su tutti i temi più rilevanti – ambiente, immigrazione, difesa, economia – in totale discussione l’approccio seguito fino ad oggi in Europa.

Nonostante il dialogo e la collaborazione con Ursula von der Leyen, Meloni non arretra di un centimetro nella costruzione del posizionamento del gruppo ECR nello scacchiere politico che dovrà nominare la prossima Commissione Europea. Lo fa selezionando in modo chirurgico le sue mosse, come dimostrato dal recente ingresso di Reconquete, il partito guidato da Eric Zemmour, in ECR e che vede tra i suoi leader Marion Maréchal, nipote di Marine di Le Pen, a sua volta alleata di Salvini nel gruppo Identità e Democrazia.

Nonostante le proteste degli agricoltori con i trattori in avanzamento su Roma, Fratelli d’Italia – che potrebbe avere la sua leader candidata capolista in tutti i collegi –  punta ad un risultato di successo tra il 27 e il 30 per cento, contribuendo in modo significativo alla conquista di seggi che determineranno in Europa un Parlamento dove, per la prima volta,  la metà dei seggi sarà occupata da rappresentati non appartenenti ai tre grandi partiti centristi della cosiddetta grande coalizione.

Matteo Salvini, leader della Lega, è lontano dal 34% delle ultime elezioni europee e se ha bisogno di puntare ad un risultato che non metta in discussione la sua leadership nella Lega, non è detto che potrà contare di essere parte del gruppo più numeroso del blocco di destra in Europa. Se infatti Fidesz, il partito di Orban, aderirà – dopo il voto – ad ECR, questo potrebbe diventare il terzo gruppo più numeroso superando non solo Identità e Democrazia, ma anche Renew Europe.

Forza Italia, terza componente della maggioranza di Governo, è alle sue prime elezioni senza Berlusconi, leader che fu riferimento all’interno di quel Partito Popolare Europeo che guiderà le negoziazioni per la creazione della coalizione che ispirerà la formazione della prossima Commissione. Se il risultato sarà positivo, o addirittura più alto di quello della Lega, il partito guidato da Antonio Tajani potrà far pesare la sua voce all’interno del rapporto tra PPE e Fratelli d’Italia, ma se il risultato si tramuterà in una caduta di consensi, i popolari potrebbero aprire autonomamente ad un accordo con Fratelli d’Italia, rendendo irrilevante Forza Italia.

Cosa si aspetta il fronte dell’opposizione

Sul fronte dell’opposizione, il Partito Democratico punta a raggiungere un 20% che gli garantirebbe una solidità di posizionamento come principale partito di una, tuttavia, debole e divisa opposizione. Molto dipenderà dalla strategia che intenderà giocare la segretaria Schlein e che ad oggi non è ancora chiara. All’ipotesi di candidarsi come capolista in tutti i collegi, ponendosi in competizione diretta con Giorgia Meloni, si fa strada una ipotesi sì di candidatura, ma lasciando le teste di lista a figure rappresentative come, ad esempio Cecilia Strada di Emergency al Nord, Nicola Zingaretti al centro e Antonio De Caro al sud. Il Movimento 5 Stelle, seppur non abbia mai avuto nelle elezioni europee una leva strategica di consenso, ha la possibilità, rispetto alle tendenze attuali, di eleggere tra i 10 e i 12 rappresentanti e valutare un ingresso nel gruppo dei verdi, rinforzando le fila dei partiti esterni alla maggioranza del Parlamento Europeo.

Il difficile scenario post elezioni

Il voto europeo non mancherà dunque di riversare i suoi effetti anche a livello nazionale.

Lato maggioranza, sempre di più si rinforza l’ipotesi di un rimpasto di Governo post voto europeo dove, sulla base dei risultati elettorali, non solo sarà necessario ristabilire pesi ed equilibri, ma imporranno da subito a Meloni di scegliere che partita giocare nella formazione della Commissione Europea.

La presenza di un Commissario italiano di peso è garanzia utile per un paese gravato da un ingente debito pubblico da gestire sulla base di nuove regole per la gestione del Patto di Stabilità e che ha la responsabilità di gestire e ottenere tutti i fondi accordati del PNRR. Due dossier che rimandano al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti e al Ministro delle Politiche UE Raffaele Fitto.

Lato opposizione, le elezioni saranno invece banco di prova della leadership Schlein, sempre più minata da forze interne al partito che spingono per un nuovo – ma dovremmo dire più tradizionale – corso, in cui però sono ancora pochi i punti chiari su una possibile alleanza capace di competere per la conquista del Governo del paese.

I motori si stanno scaldando, le liste per le candidature saranno definite entro la fine di aprile, poi si entrerà ufficialmente in campagna elettorale. Tuttavia, per chi – come noi di SEC Newgate – è chiamato ad analizzare scenari ponendo particolare attenzione all’impatto che le policy avranno sui business dei nostri clienti, gli occhi sono puntati al dopo elezioni. Il futuro Parlamento e Commissione quale agenda di policy setteranno per il prossimo mandato? Quello che è certo, è che ci aspettiamo un cambiamento che non mancherà di animare il dibattito e il confronto, chiamandoci a trovare spazi di intervento efficaci per promuovere istanze legittime e contribuire così alla costruzione ed evoluzione delle future politiche europee.

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